domenica 31 gennaio 2021

It


TITOLO: It

AUTORE: Stephen King

CASA EDITRICE: Sperling & Kupfer

PAGINE: 1200

COSTO: 18,90€

TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA: film omonimo uscito in due parti, la prima nel 2017 e la seconda nel 2019.

GIUDIZIO: 10+/10





TRAMA

A Derry, una piccola cittadina del Maine, l'autunno si è annunciato con una pioggia torrenziale che sembra non finire mai. Per un bambino come George Denbrough, ben coperto dal suo impermeabile giallo, il più grande divertimento è seguire la barchetta di carta che gli ha costruito il fratello maggiore Bill. Ma le strade sono sdrucciolevoli e George rischia di perdere il suo giocattolo, che infatti si infila in un canale di scolo lungo il marciapiede e sparisce nelle viscere della terra. Cercare di recuperarlo è l'ultimo gesto di George: una creatura spaventosa travestita da clown gli strappa un braccio uccidendolo. A combattere It, il mostro misterioso che prende la forma delle nostre peggiori paure, rimangono Bill e il gruppo di amici con i quali ha fondato il Club dei Perdenti, sette ragazzini capaci di immaginare un mondo senza mostri. Ma It è un nemico implacabile e per sconfiggerlo i ragazzi devono affrontare prove durissime e rischiare la loro stessa vita. E se l'estate successiva, che li ritrova giovani adulti, sembra quella della sconfitta di It, i Perdenti sanno di dover fare una promessa: qualunque cosa succeda, torneranno a Derry per combattere ancora.

NOTE DI LARAGAZZADELLIBRO

Alcuni anni fa ero solita ripetere "non leggerò mai thriller o horror", convinta di non avere abbastanza fegato, di essere troppo sensibile o più semplicemente di avere troppa paura per affrontare questo tipo di letture. Ad oggi, per fortuna, la situazione si è completamente ribaltata, tanto da leggere prevalentemente questi genere, tanto da innamorarmi di serial killer, indagini, investigatori, creature che sfuggono alla razionalità umana o ad ogni possibile comprensione.

In particolare però, l'ultima prova prima di potermi dichiarare adulta nel genere thriller o horror, era rappresentato da It di Stephen King. Perché? Bhe, sin da piccola ho sempre avuto un certo timore delle persone travestite, specialmente dei pagliacci, con le loro facce bianche e le bocche sproporzionate, perciò potete ben immaginare quanto io abbia temuto questo piccolo mattoncino di 1200 pagine e la difficoltà provata prima di approcciarmi ad esso. Con la recensione di oggi vi svelo che sono ancora viva, ho superato la prova e l'ho amata, come tutti i libri del maestro che ho letto finora.

Ho sentito così tante leggende attorno ad It, alla sua stesura, ad eventuali maledizioni e ho letto recensioni così approfondite che l'aspettativa era ovviamente molto alta, eppure mi sono ritrovata a concludere questa lettura in circa due settimane, appassionandomi ai personaggi, agli avvenimenti e a ciò che mi trasmetteva sin dalla prima pagina. Credo fortemente che uno dei punti cardine dello stile di King sia proprio la sua capacità innata di attirare il lettore, come quella forza misteriosa che ci spinge a scendere delle scale buie anche se avvertiamo la pelle d'oca ed una paura folle. Unisce questo straordinario potere dell'ignoto, del diverso, di ciò che è irrazionale ad una narrazione ricca di leggende, di avvenimenti inspiegabili, di terrore ma anche coraggio, coraggio che è incarnato soprattutto dai bambini, gli unici a vedere o percepire delle forze malvage, eppure anche gli unici a poterlo sconfiggere, perché già hanno esperienza di mostri sotto il letto o negli armadi ("stanno stretti sotto al letto sette mostri a denti stretti"), quindi hanno la forza di esorcizzarli proprio perché sono sempre davanti i loro occhi.

Il famoso gruppo dei Perdenti è stato per me una rivelazione, primo perché ho sempre confuso i loro nomi e fatto fatica ad associare i visi, e poi perché non credevo possibile ritrovarmi di fronte a dei bambini di 11 anni circa, con una mentalità già così delineata e matura. Le loro riflessioni hanno inevitabilmente coinvolto il lettore, che si è trovato ad interrogarsi sugli aspetti quotidiani della vita, sulla differenza tra bene e male e sui limiti dell'immaginazione. Persino i personaggi secondari hanno un preciso posto e scopo nel perfetto puzzle della trama, King è un esperto nell'evidenziare vizi, follie e pensieri umani, come nessun autore.

Ho amato Richie, il modo in cui non chiude mai bocca, parlando a sproposito, il suo modo di scherzare con Big Bill, il capo indiscusso del gruppo, colui che balbetta solo di fronte alla realtà, ma corre veloce con Silver nella sua immaginazione. Mi si è spezzato il cuore per Eddie, così oppresso dalla madre, così spaventato, piccolo e indifeso, eppure forte e determinato come nessuno mai. Non ho potuto fare a meno di immedesimarmi in Ben, nelle ingiustizie a cui veniva sottoposto e a cui rispondeva con gentilezza ed intelligenza, alla crescita che ha dimostrato e alla breve ma bellissima poesia che ha dedicato a Beverly, risoluta e sicura che troppo spesso o cercato amore dove c'era solo odio. Un posto nel mio cuore sarà sempre dedicato a Stan, così ordinato e pacato, l'Uomo del gruppo, l'adulto che prima degli altri aveva forse capito a cosa andavano incontro. E per finire Mike, colui che "capita" per caso, chiudendo il cerchio e riaprendolo 27 anni dopo, lui che congiunge i tasselli e li lascia liberi di agire. Non posso dire di avere un personaggio preferito, perché ho davvero apprezzato il modo in cui King evidenzia anche la crescita di ognuno di loro, gli stati d'animo, come riesce ad unire e giocare la realtà con i loro sogni, sono sicura che difficilmente mi dimenticherò di loro.

La narrazione non stanca mai, non si avvertono minimamente il peso delle tante pagine, anzi, si vorrebbe non finissero mai, io stessa mi sono imposta di rallentare la lettura perché iniziavo a temere il giorno in cui avrei chiuso il libro, ritrovandomi sola con tante domande e con un senso di meraviglia e stupore che credo non riproverò mai. L'idea, a parer mio geniale, di questo mostro antico quanto o forse più del mondo stesso, che si insedia a Derry, nel Maine, estendendo le sue malefiche radici nella città e negli abitanti, ottenebrando le coscienze e nascondendo gli orrori, che si palesa ai bambini e delle loro paure si nutre, che terrorizza i loro pensieri rendendoli reali attraverso le reti fognarie, chiamandoli con voce metallica dalle tubature arrugginite ed infinite, che muta forma e sostanza per adattarsi alle paure più nascoste della psiche, rappresenta forse quanto di più irrazionale possa esistere. La sua reale forma è però quella umana, i Perdenti imparano presto che i veri mostri sono gli uomini, gli adulti, che alimentano odio, guerra, che rincorrono il potere, impazzendo e perdendo di vista ogni virtù. Ciò che più spaventa, per chi non vuole credere all'esistenza di questa forza ancestrale che continuerà sempre ad esistere, è il fatto che essa esiste ogni giorni, si manifesta in ogni angolo e con ogni sorta di abominio.

Per chi ama King, It è IL LIBRO da non perdere, da rileggere se necessario, ma non può mancare, per chi invece vuole completare il rito di passaggio al genere horror/thriller, questo libro rappresenta la giusta meta.

Quindi, ho ancora paura dei pagliacci? Posso dire di si, in parte, ma come Bill, Richie, Ben, Bev, Eddie, Stan e Mike mi hanno insegnato, i mostri possono essere sconfitti, bisogna prima di tutto credere che esistano e poi trovare dentro di noi il coraggio di eliminarli, che siano essi lebbrosi, uccelli giganti, mariti violenti, madri troppo apprensive o genitori assenti. Ogni forma di paura, di dolore, di terrore esiste, si palesa in modi e forme diverse, ma se esiste il male, c'è anche la controparte buona, quella che vince nonostante tutto.

STEPHEN KING deve, in parte, il suo successo alla moglie Tabitha. Fu lei a recuperare un manoscritto che il marito aveva gettato dopo l'ennesimo rifiuto, e ad inviarlo ad un'altra casa editrice: ne nacque Carrie, il primo di una lunga lista di fortunati eventi.

« Star dentro alle righe non era proprio il suo forte, pensò Richie, poi rabbrividì. Né sarebbe mai potuto migliorare. Guardò il tavolo sotto la finestra. La signora Denbrough vi aveva sistemato tutte le pagelle di George, aprendole in maniera che stessero dritte. Contemplandole, sapendo che non ce ne sarebbero state altre, sapendo che George era morto prima di imparare a colorare dentro le righe, sapendo che la sua vita era irrevocabilmente finita per sempre, scandita solo da quelle poche pagelle dell'asilo e della prima elementare, si sentì travolto per la prima volta in vita sua da tutta l'imbecille verità della morte. Fu come se gli piombasse dall'alto nel cervello una grossa cassaforte d'acciaio e vi restasse semisepolto. Potrei morire anche io! si mise a urlare all'improvviso la sua mente nell'orrore di chi si scopre vittima di un tradimento. Tutti possiamo morire. Tutti.»

(da "It", pagina 351)




martedì 19 gennaio 2021

Milk & Honey

TITOLO: Milk & Honey

AUTRICE: Rupi Kaur

CASA EDITRICE: TEA

PAGINE: 204

COSTO: 5,00€

TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA: Nessuna

GIUDIZIO: 8/10




TRAMA

Dolore, amore, perdita, rinascita: questo è ciò di cui parla milk and honey, uno specchio in cui guardarsi e riconoscersi, in cui perdersi e ritrovarsi, un fiume di emozioni profonde, e anche un viaggio di parole per affrontare, con la poesia, i momenti difficili della vita, perché «il bene è dappertutto, devi solo essere disposto a vederlo». Dure e commoventi, leggere e sconcertanti, le parole di Rupi Kaur hanno toccato il cuore di tutte e tutti coloro che cercano consolazione e coraggio nella forza della poesia. E della sincerità.

NOTE DI LARAGAZZADELLIBRO

Prima di iniziare questa recensione è necessario che faccia una premessa: non leggo molte raccolte di poesie e di conseguenza non ho la dimestichezza e la cultura necessarie per parlarne. Cercherò in ogni caso di essere quanto più oggettiva possibile, esprimendo quello che questo libro mi ha trasmesso.

Da un po' di anni avevo intenzione di leggere qualcosa di Kaur, ne avevo sentito molto parlare, oltre alle mille citazione che mi capitavano sotto gli occhi. Così un pomeriggio ho finito per acquistare l'ultima edizione della TEA, in un formato piccolo ma estremamente curato. Il libro racchiude le poesie che la giovane ha scritto nel corso di molto anni, l'aspetto che mi ha maggiormente colpito è stato sapere che le illustrazione presenti tra un componimento e l'altro sono niente meno che opera della stessa autrice!

La raccolta si divide in quattro settori, se così vogliamo chiamarli, rispettivamente "il ferire", "l'amare", "lo spezzare" e infine "il guarire", titoli che letti assieme sembrano quasi descrivere un lento processo fino all'accettazione di sé, dei propri difetti per concludersi con l'amare se stessi. Ogni sezione contiene pensieri e poesie inerenti proprio al campo semantico indicato nel titolo.

Le poesie, che io definirei anche pensieri, sono belli, belli perché racchiudono il dolore, la perdita, l'alienazione, la sofferenza descrivendoli in maniera reale, spietata e semplice. L'autrice non utilizza un linguaggio complesso, né ricorre a complicate metafore, anzi preme per arrivare dritta al punto, per colpire nella ferita che ognuno di noi porta con sé, tentando in ogni modo di nasconderla, e lo fa decidendo di non nascondere il sangue che è stato versato, al contrario sottolineando quanto dolore tutti viviamo. I temi sono tantissimi, alcuni dei quali molto forti, come l'abuso, la separazione, la disperazione. 

La sensazione che ho avuto leggendo queste poesie è stata quella di trovarmi dinnanzi a tanti piccoli fiori, alcuni recisi, altri appassiti, ma tutti con la stessa voglia di gridare al mondo il loro dolore per tornare a splendere sotto il sole, anche con dei petali in meno. Trovo che il messaggio all'interno di ogni componimento sia forte e delicato al tempo stesso, come appunto dei fiori che devono difendersi da pioggia e vento per rivedere il caldo dei raggi solari.

Ora capisco meglio perché tutti parlavano in maniera positiva di questa raccolta, anche grazie al messaggio che vuole trasmettere o ciò a cui vuole che tutti facciamo attenzione. Non si tratta solo di una voce femminile fuori dal coro, poiché queste poesie sono universali, uguali, come lo siamo tutti di fronte alla sofferenza.

Una raccolta che consiglio, arricchita e resa ancora più particolare dalle illustrazione realizzate con un semplice tratto astratto, ma che racchiudono interi e complessi significati, se si vuole iniziare a conoscere questa scrittrice.

RUPI KAUR riceve, all'età di cinque anni, un dono da sua madre: un pennello, accompagnato dall'augurio di disegnare ciò che le indica il proprio cuore.

«quel che più mi manca è il tuo modo d'amarmi. ma quel che non sapevo era che il tuo modo d'amarmi dipendeva largamente dalla persona che ero.»

(da "Milk & Honey")

martedì 5 gennaio 2021

Vittoria e Abdul

 


TITOLO: Vittoria e Abdul

AUTRICE: Shrabani Basu

CASA EDITRICE: Piemme

COSTO: 10,90€

PAGINE: 311

TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA: film del 2017 con Judi Dench e Ali Fazal.

GIUDIZIO: 9/10



TRAMA

Abdul Karim ha solo 24 anni quando da Agra, la città indiana del Taj Mahal, arriva alla corte della regina Vittoria a Londra. E un "dono" dell'India alla sua imperatrice e sovrana d'Inghilterra in occasione dei festeggiamenti del suo giubileo d'oro. E il 1887, Vittoria è anziana e triste dopo la morte del suo fedele servitore - e amante - John Brown. Abdul è bello e aitante e in breve tempo, da servitore al tavolo della regina, ne diventa attendente personale e Munshi, cioè insegnante di lingua urdu. Vittoria si affeziona a lui, apprezza i curry che Abdul le prepara, è curiosa del suo mondo. In un momento di rivolte indipendentiste delle colonie indiane, il giovane diventa anche consigliere e confidente per le faccende del suo Paese. Il suo prestigio aumenta, tanto che nei viaggi ufficiali in cui accompagna la regina, viene spesso scambiato per un principe. Tanta fortuna e influenza non possono che alimentare l'odio di quanti, a corte, guardano con sospetto e preoccupazione a quel legame. Un legame che la regina difenderà caparbiamente da tutto e tutti. Da questo libro il film di Stephen Frears con Judi Dench.

NOTE DI LARAGAZZADELLIBRO

Dopo aver visto l'omonimo film, mi sono appassionata alla vicenda del Munshi e in particolare, al rapporto speciale che per anni aveva legato Abdul Karim alla regina Vittoria. Ecco il motivo per cui, appena i miei occhi si sono posati su questo libro in una bancarella, ho sentito la necessità di acquistarlo, benché non fosse neppure nella lista delle prossime letture.

Questo libro è un resoconto storico del viaggio di Abdul Karim dall'India all'Inghilterra, per servire Sua Maestà. In quel periodo la regina Vittoria era Imperatrice dell'India e regolarmente si tenevano celebrazioni nei confronti di indiani, aprendo le porte della corte e della Gran Bretagna ad usi, costumi e religioni così diversi e particolari. La stessa sovrana si impegnava a ricevere i principi, con consorte e figli, più importanti, meravigliandosi ogni volta dei copricapi sfarzosi, dei gioielli così lavorati e dei vestiti intarsiati ed elaborati. Per Vittoria l'India rappresentava un mondo sconosciuto, nel quale era consapevole di non poter mai mettere piede a causa dell'età e di una differenza culturale che molti ancora non riuscivano ad accettare. La sua curiosità verso quei popoli, la loro arte, la loro lingua era forse l'unica scintilla ancora accesa nella vita della regina, dopo la morte di Albert, il tanto amato marito, ed il suo segretario personale.

Almeno fino al giorno in cui fa il suo ingresso nell'entourage reale Abdul, umile servitore con il compito di servire i pasti alla sovrana. Tuttavia, complice la giovane età, l'aspetto gradevole, gli occhi luminosi ed intelligenti, la gentilezza e la cultura, presto da semplice cameriere il giovane stringe un profondo legame con Vittoria, tanto da iniziare a chiacchierare con quest'ultima, descrivendole le bellezze di quel regno che lei amministrava, parlandole della storia dietro la costruzione del Taj Mahal, dei tramonti di Agra, delle spezie vendute nel mercato, di tutti i colori e i sapori che la sovrana aveva da tempo abbandonato.

Tra Vittoria e Abdul nasce così un rapporto basato sul rispetto reciproco, sulla fiducia e su un grande scambio culturale, infatti il ragazzo finirà per diventare insegnante di indostano della regina. Col passare degli anni Vittoria deciderà di non solo di ampliare la propria residenza per ricavarne una sorta di mausoleo dedicato all'India, ma si interesserà sempre più dell'aspetto politico e sociale di quel regno a lei prima così distante, continuando ad affezionarsi al giovane Abdul, riconoscendogli il titolo di Munshi personale della regina e facendone aumentare la fama.

Il desiderio di Vittoria era quello di vedere tutto il proprio entourage, i propri figli e la monarchia, riconoscere il ruolo estremamente importante di Abdul, aprire i propri orizzonti verso l'India. Ovviamente nelle alte sfere, soprattutto politiche, questo rapporto inizia ad apparire sconveniente e pericoloso.

Il romanzo scritto da Shrabani Basu ripercorre l'amicizia sincera e profonda che si crea tra un uomo di soli ventisei anni e la regina d'Inghilterra, tra un uomo e una donna, persona normali che avevano il desiderio di conoscersi, imparare l'uno dall'altra e superare tante barriere linguistiche, culturali, sociali e politiche. Per Vittoria questa amicizia significò molto, perché prima di tutto le restituì un pò della felicità e della passione perse dopo la morte di Albert, e poi perché il giovane era l'unico a capirla, a vedere oltre il suo ruolo, il suo potere, la sua età, il solo con cui poteva sentirsi ed essere se stessa. Il libro racconta in maniera cronologica gli eventi che per molti anni sono stati nascosti o smentiti, unendo una precisa e perfetta ricostruzione giornalistica e storia, ad un interesse sincero e appassionato per la diffusione di questo legame così bello e profondo.

Se amate i romanzi storici e avete voglia di conoscere eventi che hanno fatto parte del passato, vi consiglio questo resoconto delicato e dettagliato di un'amicizia riuscita a vincere chilometri di distanza, differenza di età, lingua, cultura, ruolo sociale, religione, politica e pregiudizio. Un messaggio molto commovente tramandato da due persone che difficilmente si potranno dimenticare.

SHRABANU BASU ha da sempre unito, nei suoi libri, il giornalismo all'amore per la storia.

«Io sono irascibile, avida, di pessimo carattere e sgradevolmente attaccata al potere. Ma, di sicuro, pazza no! »

(da "Vittoria e Abdul")





Misery

TITOLO : Misery AUTORE : Stephen King CASA EDITRICE : Sperling & Kupfer PAGINE : 400 COSTO : 10,90€ TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA : film...