martedì 27 aprile 2021

Compulsion

TITOLO: Compulsion

AUTORE: Meyer Levin

CASA EDITRICE: Adelphi

PAGINE: 580

PREZZO: 14,00€

TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA: adattamento intitolato "Frenesia del delitto" del 1959.

GIUDIZIO: 8/10




TRAMA

Oggi ricostruire fatti di sangue è diventato un intrattenimento di massa - più o meno l'unico, si direbbe. Ma c'è stata un'epoca non lontana, e peraltro abbastanza sanguinaria, in cui l'assassinio gratuito di un ragazzo da parte di due suoi coetanei veniva presentato, sulle prime pagine di tutti i giornali, come «Il delitto del secolo». Accadde a Chicago, negli anni Venti. Due ricchi studenti ebrei, Na-than Leopold e Richard Loeb (che qui si chiamano Judd Steiner e Artie Straus), avevano progettato un delitto perfetto, ma come chiunque indulga a questo genere di fantasticheria finirono per commettere un imprevedibile errore, che li mise rapidamente al centro di un clamoroso processo. Fu un caso che affascinò per decenni i migliori appassionati del crimine, ispirando a Hitchcock "Nodo alla gola", e a Meyer Levin questa travolgente indagine, che diventa via via una superba costruzione romanzesca, dove, come in un grande film classico, protagonisti e comprimari - avvocati, reporter, psicoanalisti - fanno fino in fondo, come meglio non si potrebbe, la loro parte.

NOTE DI LARAGAZZADELLIBRO

Molti di voi sono già al corrente della relazione di odio e amore che ho avuto sin da subito con questo libro: venne scelto in un gruppo di lettura dopo averne letto la sola trama, ma dopo aver con estrema fatica letto le prime 280 pagine circa, decisi di abbandonarlo.

Pensavo di aver creato da sola troppe aspettative su questo libro, ero convinta di trovarmi di fronte una ricostruzione giornalistica di uno dei delitti più inspiegabili e dibattuti della storia, invece tutta la frenesia con cui ho iniziato è via via scemata, fino ad arrendersi del tutto. Ho tuttavia letto molte recensioni positive ed ho per questo deciso di dare al libro una degna fine, arrivando a riprenderlo per terminarlo (anche alla luce del mio odio nel lasciare letture incomplete).

Il romanzo narra l'omicidio, realmente accaduto, del quattordicenne ebreo Bobby Frank, nella Chicago del 1924. I due assassini sono Leopold e Loeb, due giovanissimi e brillanti studenti universitari, appartenenti a ricche e stimate famiglie, che nel libro sono chiamati Artie Straus e Judd Steiner. A colpire tutti i conoscenti, le famiglie, l'opinione pubblica e la ricostruzione giornalistica è prima di tutto il fatto che entrambi i ragazzi avevano un QI al di sopra della media, erano due veri e propri portenti tanto da aver già iniziato l'università prima del 17 anni, la giovanissima età, la ricchezza che li attorniava e il movente: compiere il delitto perfetto.

Entrambi studiosi ed appassionati di filosofia, avevano deciso di interpretare e applicare nella vita reale il concetto di Superomismo, dell'uomo che cioè non era intaccato da alcun tipo di legge e agiva per il proprio tornaconto. Per dimostrare di ergersi sopra ogni uomo decisero di scegliere a caso la loro vittima ed ucciderla, per poi tentare di nascondere le prove e il cadavere, inscenare un finto rapimento e chiedere il riscatto alla famiglia del giovane.

"Compulsion" muove i passi a livello giornalistico perché un compagno, anche egli prodigio, dei due assassini, lavorava come reporter per uno dei giornali locali e aveva attivamente preso parte all'indagine, sia fornendo prove necessarie all'arresto e sia in quanto amico dei due colpevoli. Inizia quindi la ricostruzione del delitto passo passo, dalla conoscenza dei due giovani, alla descrizione delle loro vite, per poi passare all'uccisione, alle prove che li accusarono, l'arresto e tutto il lunghissimo processo che vide coinvolti alienisti, medici, avvocati di fama mondiale e un numero impressionate di testimoni e giornalisti.

Si procede anche per l'analisi psicologica dei due ragazzi, a mio avviso la parte più interessante e strutturata, dalla quale emergono i traumi infantili subiti da entrambi e il fatto sconcertante secondo cui Judd e Artie sarebbero rimasti bambini sotto il profilo affettivo, quindi incapaci di distinguere la realtà da un gioco, e la loro straordinaria intelligenza. Sarà questa esaustiva e quanto mai profonda analisi a concedere loro l'ergastolo invece che la pena di morte, per la quale al contrario si batteva l'accusa.

Se mi chiedessero di descrivere questo libro con un aggettivo, userei la parola "crudele". In primis per l'omicidio senza alcun apparente senso, per la vittima scelta a caso tra tanti studenti all'uscita da scuola, per l'incapacità degli assassini di provare alcun senso di rimorso per le azioni compiute e per l'immenso processo che ne derivò, durante il quale vennero alla luce tutte le sfumature della mente dei colpevoli e gli orrori che erano in grado di formulare. Lo scalpore poi per il modo in cui i due giovani erano indissolubilmente legati, chiude il cerchio: si parlò di deviati, di rapporti sessuali che i due continuavano ad avere per saldare il loro legame e marcare la complicità che li portò alla fine ad un gesto così avventato e malvagio.

Non posso dire che il libro sia brutto, tutt'altro! E' di una bellezza macabra, ma allo stesso tempo attrae il lettore nei meandri più profondi ed inquietanti della mente umana. La parte che tuttavia mi ha spinta ad abbandonare la lettura, inizialmente, sono state appunto le prime 300 pagine circa: le ho trovate pesanti, ridondanti e troppo lunghe. Servono a conoscere ed analizzare il legame tra Judd e Artie, la visione morbosa che il primo ha del secondo, la pianificazione e lo svolgimento del delitto, ma il tutto poteva essere racchiuso anche in metà delle pagine usate. E', sempre a parer mio, un difetto grande perché porta molti lettori a chiudere e riporre il romanzo in libreria, per poi chissà quando dargli una seconda change, quando al contrario alleggerendo la parte iniziale, la lettura procederebbe molto più veloce. La stessa ripetizione e soprattutto l'insistenza su molto aspetti è presente anche nella parte finale, quella riservata al processo vero e proprio, dove il discorso finisce per cadere spesso su temi già ampiamente trattati. Tutto ciò va a discapito dell'attenzione del lettore.

E' un libro che consiglio? Senza dubbio, ma sappiate resistere e non arrendetevi anche quando la narrazione vi sembrerà ferma praticamente allo stesso punto, perché è proprio quando deciderete di abbandonare che la storia entrerà nel vivo.

MEYER LEVIN è stato uno dei più importanti scrittori ebrei di romanzi incentrati proprio sulla ricostruzione della storia ebrea, nonché primo autore di romanzi che ricostruiscono eventi reali, anticipando Truman Capote.

«Sentivo il procuratore dello Stato parlare di madri. So che qualunque madre potrebbe essere la madre di Paulie Kessler, che è andato a scuola e non è più tornato. So però che ogni madre potrebbe essere anche la madre di Artie Straus o di Judd Steiner. Il guaio è che se sarà la madre di un Judd Steiner o di un Artie Straus dovrà interrogarsi: “Come hanno potuto i miei figli diventare quel che sono? Da quale antenato hanno ereditato questo carattere? Dove ha origine il veleno che ha distrutto le loro vite? Era forse dentro di me il germe che ora li porta alla morte?»

(da "Compulsion")


mercoledì 14 aprile 2021

Piccole donne crescono

TITOLO: Piccole donne crescono

AUTRICE: Louisa May Alcott

CASA EDITRICE: RBA Italia

PAGINE: 332

COSTO: 9,90€

TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA: film "Piccole donne" uscito nel 2019.

GIUDIZIO: 9/10




TRAMA

"Piccole donne crescono" è il secondo dei romanzi che, sullo sfondo di un'America ottocentesca, racconta la storia delle sorelle March. La vita esterna alla famiglia irrompe prepotentemente nelle loro esistenze, segnandole profondamente, colmandole ora di gioia ora di dolore. Sogni, desideri, aspirazioni, affetti, passioni amorose vengono messi a dura prova da lunghi viaggi e soggiorni in contrade lontane, da esperienze di lavoro, da malattie, da successi e insuccessi, da piccoli e grandi avvenimenti. Fra le quattro sorelle comunque emerge sempre Jo, la sensibile protagonista di questo libro. Il romanzo scritto da Louisa Alcott ha passato i cento anni, ma conserva tuttora una sua fresca vitalità.

NOTE DI LARAGAZZADELLIBRO

Dopo aver letto "Piccole donne" durante il lockdown dell'anno scorso, era quasi obbligatorio continuare la storia delle sorelle March con il seguito, tra l'altro in questa splendida edizione da collezione della RBA!

La narrazione riprende esattamente da dove si era interrotta nel primo volume, quindi ritroviamo le quattro sorelle ora alle prese con importanti e decisivi cambiamenti: Meg sta per sposarsi ed intraprendere quindi una nuova vita, Amy continua ad impegnarsi nei più vari hobby e nel curare la propria immagine sia esteriore che interiore, divenendo anche più responsabile, Beth resta sempre la dolce ragazza di cui è impossibile innamorarsi ed ammirare per la solerzia e la bontà, infine Jo muove i primi importanti passi verso il mondo della letteratura. Ad accompagnare le vicende delle March c'è il fidato Laurie, anche lui determinato a trovare il proprio posto nel mondo.

Ho amato le scenette e gli "incidenti" di cui le protagoniste sono colpevoli, soprattutto per il modo simpatico con cui l'autrice ne parla, fino a giungere ad un insegnamento o una riflessione che coinvolge lo stesso lettore. In particolare ho apprezzato la vita matrimoniale di Meg, l'intramontabile disastro della marmellata e la capacità dei novelli sposi di comprendersi e risolvere ogni problema.

Mi colpisce ogni volta, così come nel primo libro, la capacità della Alcott di unire il dilettevole all'utile: ci mostra la vita di quattro ragazze, in età diverse e con interessi e pensieri differenti, capaci di aiutare il prossimo, riconoscere i propri errori, porvi rimedio ed imparare da ogni avversità, sicure del loro potenziale e certe che anche dopo un grande dolore possa tornare a splendere il sole! Entrambi i romanzi si lasciano leggere in maniera semplice, le pagine e le parole scorrono tra le dita, ma lasciano dietro una scia di pensieri e riflessioni impossibili da accantonare.

Questo secondo volume mi ha dato due grandi colpi al cuore, di cui ovviamente non parlo per evitare ogni possibile spoiler, posso però dirvi che riguardano Jo e Beth. Amo ovviamente ogni sorella, ma sarei ipocrita nel dire che Jo non è la mia preferita! Con il suo carattere testardo e determinato, i suoi modi poco aggraziati e un pò da maschiaccio, la sua intelligenza e risolutezza, nonché la bravura e l'impegno nella lettura e nella scrittura fanno di lei la mia eroina. La forza che impiega nel perseguire il suo sogno e la crescita personale che mostra proprio in queste pagine, mi spingono a voler essere esattamente come lei, anche nei periodi più brutti e dopo le più grandi difficoltà.

Non avendo letto nessuno dei due libri, ho deciso di approfittarne e rimediare perché ho sempre sentito e continuo ancora oggi a leggere pareri più che positivi su questi romanzi. Penso siano quelle letture da dover fare almeno una volta nella vita, anche solo per i sorrisi che le sorelle March sanno diffondere. Come tutti i grandi personaggi, ora un postino del mio cuore appartiene a Meg, dolce e riflessiva, a Jo, determinata e forte, a Amy, elegante e sincera e a Beth, dolce e coraggiosa!

Se non li avete ancora letti, recuperate questi due romanzi: non ve ne pentirete!

LOUISA MAY ALCOTT attraversò molti momenti difficili e lutti nella propria vita, come la morte della sorella della quale adottò la figlia di appena due anni.

«Per realizzare un sogno, una persona deve superare tante prove.»

(da "Piccole donne crescono")




Misery

TITOLO : Misery AUTORE : Stephen King CASA EDITRICE : Sperling & Kupfer PAGINE : 400 COSTO : 10,90€ TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA : film...