lunedì 8 agosto 2022

Il miglio verde

TITOLO: Il miglio verde

AUTORE: Stephen King

CASA EDITRICE: Pickwick

PAGINE: 556

COSTO: 11,90€

TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA: film omonimo del 1999 con Tom Hanks e Michael Clarke Duncan

GIUDIZIO: 10+/10






TRAMA

Nel penitenziario di Cold Mountain, lungo lo stretto corridoio di celle noto come «Il Meglio Verde», i detenuti come lo psicopatico «Billy the Kid» Wharton o il demoniaco Eduard Delacroix aspettano di morire sulla sedia elettrica, sorvegliati a vista dalle guardie. Ma nessuno riesce a decifrare l'enigmatico sguardo di John Coffey, un nero gigantesco condannato a morte per aver violentato e ucciso due bambine. Chi è Coffey? Un mostro dalle sembianze umane o un essere diverso da tutti gli altri?

NOTE DI LARAGAZZADELLIBRO 

Momento confessione prima di iniziare la recensione: fino a non molti anni fa continuavo a ripetere "non leggerò mai un thriller/horror, ho troppa paura!" e, come ben sapete, sono finita a leggere prevalentemente libri di questo genere, ma la parte ancora più interessante è sapere quanto fossi convinta nel non leggere Il miglio verde, soprattutto perché lo avevo considerato come un libro pesante e noioso. Quanto mi sbagliavo!

La storia è quasi interamente ambientata nel penitenziario di Cold Mountain, tristemente famoso per la presenza di Old Sparky, la sedia elettrica che attendeva i condannati a morte. Ed è proprio a causa del corridoio dal linoleum verde, da percorrere prima di essere giustiziati, che prende il nome di Miglio Verde. All'interno del penitenziario vengono rinchiusi i criminali più disparati, accomunati dall'efferatezza dei loro delitti, tra questi Delacroix, un piccolo francese e Billy Wharton, una vera e propria canaglia. Le guardie al loro interno hanno il principale compito di parlare con questi detenuti e sorvegliarli durante gli ultimi giorni in vita. Le pene di morte venivano rispettate come da calendario e riprovate in macabre sceneggiate, affinché tutto andasse nel verso giusto. Fino all'arrivo di John Coffey, un uomo di colore alto e massiccio, spaventosamente preoccupante nell'aspetto e accusato del brutale omicidio di due gemelline. Ma, mentre il suo aspetto poteva incutere timore, i suoi occhi spenti e spesso assenti e le sue maniere rivelavano una differente versione dei fatti. Ad incuriosirsi del suo caso è Peter Headgcombe, capo guardia del penitenziario, che finirà per intessere un rapporto emblematico con John e a raccontare, durante la sua vecchiaia, tutto ciò che è accaduto in quell'anno, perché non tutto ciò che succede nel Miglio, può restare per sempre nel Miglio.

Il personaggio di John Coffey è una di quelle creature letterarie che non si dimenticano, che resta conficcato sotto pelle, a cui si ripensa con nostalgia e una punta di rimorso, o felicità per aver avuto l'occasione di incontrarlo. E' un gigante si, ma buono, estremamente buono e particolare, tanto da custodire un tesoro.

Il miglio verde sorpassa gli altri libri letti di King e finisce dritto al primo posto, per una lunga serie di motivi difficili persino da spiegare, soprattutto a chi non ha letto questo capolavoro. L'autore infatti porta in scena una rivisitazione moderna della Bibbia e lo fa prima di tutto unendo quel tocco di soprannaturale al divino, alle domande a cui non possiamo o non vogliamo dare risposta, a fatti che teoricamente, fisicamente e razionalmente non dovrebbero esistere, ma che non possiamo spiegare se non credendo. Si tratta di un libro che porta alla mente del lettore un solo grande quesito: esistono davvero solo il bianco e il nero? E' davvero possibile separarli nettamente, descrivere il primo come qualcosa di buono e giusto e il secondo come ciò che è cattivo? 

Va a lasciare mine di dubbio nel pensiero, che poi esplodono creando un caos da cui è impossibile scappare. E ovviamente ci si ritrova con qualcosa più grande di noi, che King prova ad analizzare attraverso il concetto stesso di vita e morte, della possibilità di uno Stato di accusare uomini di aver ucciso per poi ucciderli a sua volta in nome della legge, seguendo un copione che sembra sbagliato già alla prima battuta, lo fa attraverso sentimenti come l'incredulità e la rabbia, la vendetta e il dolore, o ancora parlando di fede e follia quasi mischiando i due termini e poi separandoli, mettendo nero su bianco quelli che sono le angosce e i turbamenti di ogni uomo. Ne deriva un mix capace di togliere, letteralmente, il fiato, mettere i brividi e far scendere lacrime.

Se dovesse capitarvi di vedere questo libro tra gli scaffali, non fate come me all'inizio, non abbiate preconcetti e fatevi un favore: prendetelo, portatelo con voi e leggetelo lentamente, parola dopo parola, perché vi lascerà in dono qualcosa di molto grande.

STEPHEN KING adora la tecnologia, tanto da rimanere sempre al passo coi tempi e curare personalmente il proprio sito internet, tuttavia non nutre particolare simpatia per i cellulari.

« Lo guardai per assicurarmi che non stesse scherzando. Non ebbi questa impressione. "In che senso?"

"Nel senso che ci stiamo preparando a uccidere un dono di Dio", rispose. "Uno che non ha mai fatto male né a noi, né ad altri. Che cosa potrò dire se mi dovessi trovare al cospetto del Padre Nostro Onnipotente e Lui mi chiedesse di spiegargli perché l'ho fatto? Gli rispondo che era il mio lavoro? Il mio mestiere?" »

(da "Il miglio verde", pagina 497)

Misery

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